Castelvecchio e l'acqua
La storia di Castelvecchio con l'acqua è lunga. Le prime attestazioni d'archivio risalgono a metà XIX secolo circa. Nel 1845 un atto conciliare della Provincia di Oneglia (siamo infatti prima dell'unità d'Italia) risponde alle lamentele degli abitanti del Castelvecchio circa la loro situazione idrica. Il quadro è interessante ma anche molto preoccupante: gli abitanti, osservando la penosa situazione di inquinamento dell'acqua della fontana di Barcheto (peraltro dalla parte opposta del torrente senza che sia collegata da un sicuro ponte) implorano che questa sia sistemata oppure che venga scavato un pozzo a servizio della sola borgata centrale. Verrà scelta la prima ipotesi anche se mancano altri documenti per capire ciò che verrà fatto davvero. Simile anche la situazione di Oliveto, dove esite una sola fontana, molto "incommoda" agli abitanti in quanto raggiungibile con una strada al "100% di pendenza" e che risente per molti mesi dell'inquinamento dovuto ai ben nove frantoi esistenti nella zona. Qui si valuta lo scavo di un pozzo su terreno privato. Ancora, borgata CostaRossa (40 abitanti all'epoca) era dotata di sorgente ma nel 1844-45, visiti i tempi di siccità, si era inaridita. Si propose allora la creazione di una cisterna di dimensioni di m 5x4x3, seminterrata davanti al santuario dei S. Cosma e Damiano. Essa doveva essere raggiunta tramite scalini ed essere chiusa a chiave, affinché "malevoli e ragazzi" non la danneggiassero. Non si sa se sia stata eseguita o meno, sta di fatto che allora gli abitanti dovevano recarsi a fondovalle in posizione molto scomoda solo per avere un po' di acqua.
Verso fine 1800 la situazione cambia. Tra il 1896 e il 1898 il Comune pensa di poter incanalare acqua dal già realizzato acquedotto di Lucinasco per Oneglia (vedi qui) al prezzo annuo di £ 55 per una fornitura di 20 m cubi giornalieri. A tal fine nel 1897 arriva anche l'autorizzazione ministeriale a stornare poco meno di £ 2000 dal fondo terremoto (avvenuto una decina di anni prima). Già trattative con la vecchia amministrazione di Oneglia erano fallite e si registrano ostilità anche ora, tuttavia il prezzo pur esiguo viene accettato dal Consiglio di Oneglia per le seguenti, curiose, motivazioni: in primo luogo zona Cappuccini è da considerarsi una "dipendenza" di Oneglia i cui possidenti erano per 4/5 originari di Oneglia, in secondo luogo il dazio in zona era affidato sempre al Comune di Oneglia. Tuttavia tra le condizioni c'era anche quella che prevedeva un rapida risoluzione del contratto e in Comune si pensa che sia perchè Castelvecchio pensa allo stesso tempo a creare anche un proprio acquedotto.
Ciò infatti segnerà la storia successiva: accantonata forse la questione con l'adiacente comune, il 1/02/1899 viene presentato il progetto dall'ormai noto Ing. Lombardo per prelevare acqua dalle sorgenti Natta, Beraldi e Fontanarosa (la seconda verrà poi esclusa per la sua esiguità, consentendo anche un'economia di £ 1125, parere del'ingegnere del 22/07/1902). Inzialmente si riscontrano le ostilità dei proprietari dei terreni da espropriarsi che lamentano la scarsità delle sorgenti e gli eccessivi costi e proponendo invece di captare l'acqua dalle sorgenti più vicine di Barcheto (della cui reale consistenza oggi si può dubitare) e Panegai. Tuttavia ciò non sembra aver ostacolato troppo i lavori che troveranno esecuzione consentendo agli abitanti di avere accesso alla preziosa acqua.
Ovviamente non mancheranno anche dopo le lamentele, specie a Oliveto borgata che prende l'acqua peggiore perché servita da ultimo. Tuttavia possiamo constatare che ben sei erano le fontane del nuovo acquedotto, così distribuite: tre a Castelvecchio, una a Barcheto e due a Oliveto.
Lavatoio di Via F. Musso/Via Nazionale
Il lavatoio all'angolo tra Via Nazionale e via Musso era quello più grande nel rione di Castelvecchio. Primi progetti di lavatoio nella zona risalgono agli anni dell'era fascista (XVI cioè il 1928) e l'immagine sopra ci fa vedere la pianta e la sezione. Le fonti purtroppo a tale proposito sono molto scarse e non ci permettono di ricostruire l'intera storia del lavatoio. Fonti raccolte oralmente però divergono da quanto si vede nel progetto e fanno propendere per una struttura interamente in cemento armato. Di questo lavatoio si sa però con certezza la fine che è stata decretata nel 1972, quando si decise di creare il nuovo svincolo autostradale (Imperia Est) e la presenza del lavatoio, in tempi di furore ideologico contro il vecchio, rappresentava un ostacolo.
Lavatoio di via Vittorio Veneto
Anche il lavatoio del borgo più antico di Castelvecchio è oggi scomparso. Si trovava in un allargamento della stretta Via Vittorio Veneto che percorre in lungo il nucleo storico. La foto (proprietà del Circolo Castelvecchio) ci mostra bene la situazione: il lavatoio era composto da almeno 4 vasche lavaggio/risciacquo coperte da una tettoia in calcestruzzo armato. Ricalcava il modello di Montegrazie, risalente al periodo fascista ed era simile strutturalmente anche a quelli di Caramagna Baccan e Sant'Agata. Per l'ultimo periodo di vita del lavatoio ci viene in soccorso il quotidiano "La Stampa" con l'edizione del 4 settembre 1994. In una lettera al primo cittadino (Claudio Scajola) il consigliere comunale Alberto Marvaldi sottolinea la necessità di una seria ristrutturazione della scarpata che ospita il lavatoio pubblico della zona. Questo sarebbe potuto avvenire, secondo il consigliere, tramite la riduzione dei truogoli esistenti a due e destinando la porzione di area rimanente a zona di riposo per gli anziani. L'area circostante invece sarebbe potuta diventare area di verde pubblico, secondo un progetto da valutare meglio con gli uffici tecnici. Purtroppo l'idea non è stata accettata e si è arrivati alla distruzione dell'intero manufatto (giugno 1995), malamente rimpiazzato da una squallida piazzetta priva di alcuna funzionalità e giustamente mai frequentata.
Lavatoio di via Cesare Battisti
In via Cesare Battisti si collocava il lavatoio privato delle Case popolari. Sfortunatamente gli archivi sono avari di informazioni al riguardo e la sua esistenza è ricordata solo da testimonianze orali. Si componeva di alcune vasche in cemento, prive di copertura e allacciate al civico acquedotto. Il lavatoio era usato dai bambini del quartiere per rinfrescarsi dopo alcune partite di calcio nel piazzale sottostante. Oggi il suo posto è occupato da un posteggio.
Lavatoio di Via Calvi (Barcheto)
È l'ultimo esistente dei lavatoi del rione di Castelvecchio (nonchè dell'intera zona di Oneglia) e si trova in zona Barcheto. Il lavatoio è molto semplice essendo costituito da una semplice vasca bipartita, scoperta, utilizzata anche come vasca irrigua. L'alimentazione avviene tramite un canaletto (proveniente da una sorgente collocata più in alto) destinato a convogliare le acque sorgive nei vari orti della borgata. Risanato totalmente nel 2012 oggi appare in ottime condizioni di conservazione, anche se privo ormai da tempo di acqua, a causa degli scavi effettuati per realizzare le fondazioni di una casa che hanno provocato l'interruzione della sorgente.
Non disponiamo di fonti certe sulla sua storia: nel 1880 fu proposta in consiglio comunale la costruzione di un lavatoio per la borgata sfruttando le acque libere di una sorgente già impiegata per innaffiare gli orti circostanti. I proprietari non sarebbero stati penalizzati in quanto le acque reflue si sarebbero riversate nuovamente nel canaletto di irrigazione all'uscita della vasca da destinare a lavatoio. L'idea non ebbe probabilmente alcun seguito nel periodo successivo, tanto che bisogna aspettare gli anni '20 del XX secolo per vedere realizzato il lavatoio secondo lo stesso schema di utilizzazione dell'acqua sorgiva.
Notizie più interessanti arrivano nel dopoguerra. In questo periodo gli ultimi lavatoi venivano costruiti nelle aree periferiche mentre ne iniziava il rapido declino nelle zone più centrali. Il Comune vedendo che la borgata era dotata di una sola vasca utilizzata anche come lavatoio, assolutamente anti-igienica, ne proponeva un radicale restauro secondo lo spirito del tempo: disponendo cioè tre vasche prefabbricate coperte da una semplice tettoia in lamiera (o in calcestruzzo nei modelli più raffinati). Non sono ben chiari i motivi della mancata realizzazione, è comunque da ritenersi molto probabile l'opposizione degli abitanti che utilizzavano il lavatoio anche come vasca di riserva d'acqua per usi irrigui. Infatti nel nuovo progetto era prevista la realizzazione di una piccola cisterna sotto il piano di calpestio che tuttavia avrebbe avuto una capacità assai inferiore rispetto a quella del lavatoio antico.
Lavatoio di via F. Musso (Oliveto)
La piccola frazione, parte di Castelvecchio, non ha più conservato il lavatoio pubblico. Era situato presso le ultime case del borgo, in uno slargo oggi occupato dai bidoni della spazzatura. In zona il lavaggio dei panni è sempre stato un problema: come ci informa un estratto di giornale locale (foto) le donne dovevano recarsi al torrente oppure usare l'acqua della fontana con gravi problemi igienici. Anche l'uso dell'abbeveratoio (oggi scomparso) non era senza problemi e le lamentele ovviamente frequenti. Il primo progetto risale dunque all'epoca fascista e ne possiamo vedere un estratto in fotografia: tuttavia per motivi che non sono chiariti alle fonti consultate non se ne fece più nulla. Tanto che ancora nel 1941, dopo la realizzazione dei lavatoi a Moltedo, le donne locali reclamavano a gran voce il proprio lavatoio pubblico. Esso sarà fatto, probabilmente più tardi anche se non ci sono notizie certe poiché i faldoni contenenti "acquedotti", "fontane" e "lavatoi" nulla chiariscono al riguardo.